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lunedì 7 novembre 2011

RITA BORSELLINO A GIOIOSA MAREA: “SUL DIVIETO DI BRUCIARE LE STERPAGLIE PRESENTERÒ UN’INTERROGAZIONE INTERPRETATIVA A BRUXELLES”

La parlamentare europea Rita Borsellino a Gioiosa Marea per mediare la controversa vicenda pubblica contro il divieto di bruciare i residui vegetali agricoli, introdotto dal recepimento della direttiva n. 2008/98/CE
Gioiosa Marea (Me), 04/11/2011 – La parlamentare europea Rita Borsellino a Gioiosa Marea non c’è andata per spegnere il fuoco ma per accenderlo, da quando un valente avvocato gioiosano della Valle dei Lumi, Vincenzo Amato, s’è messo in testa di ripetere con convinzione la parafrasi della poesia di Cecco Angiolieri:
"S'i' fosse fuoco, arderei 'l mondo". “Suvvia, avvocato – avrebbe detto l’on. Rita Borsellino – non esageriamo. Limitiamoci ad ardere le potature, gli sfalci e le sterpaglie, che riuscendoci saremmo già a cavallo”.

In effetti l’incontro, svoltosi nel pomeriggio a Gioiosa Marea, non ha avuto questo prologo. Più seriamente è stato introdotto dall’ex dirigente della Cgil Teodoro Lamonica, unitamente al sindaco di Gioiosa Marea, Ignazio Spanò, latori della controversa vicenda che vede ora bene avviata una petizione pubblica contro il divieto di bruciare i residui vegetali agricoli, introdotto dall’art. 13 del Decreto Legislativo n. 205 del 3 dicembre 2010, di recepimento della direttiva n. 2008/98/CE.
Direttiva europea, appunto, per cui si intende 'dare incarico' all’on. Rita Borsellino, parlamentare europea, di farsi interprete del dissenso che la normativa ha incontrato in larghe fasce di popolazione, a Gioiosa Marea come in vaste aree dei Nebrodi e certamente d’Italia.

A Gioiosa Marea sono già migliaia le firme raccolte e le email inviate a parlamentari e agenzie istituzionali tramite la petizione on line. Sindaci e consigli comunali hanno condannato la legge e minacciato forme di disobbedienza civile. Il timore è che una normativa tanto rigida e penalizzante possa essere l’anticamera dell’abbandono delle campagne da parte dei piccoli proprietari e dei braccianti di tradizione, impossibilitati a svolgere normalmente quanto si è sempre fatto in campagna.
“Le stoppie, gli sfalci e i residui di potatura sono stati bruciati per millenni dai nostri agricoltori nei lori terreni. Adesso, essendo stati classificati alla stessa stregua dei rifiuti, debbono essere smaltiti adeguatamente. Significa che dovranno essere raccolti e trasportati anche in zone lontane per essere conferiti nei centri di raccolta, con costi proibitivi che indurranno moltissimi proprietari ad abbandonare definitivamente e lasciare incolti i propri terreni” – ha detto nel suo intervento l’avv. Vincenzo Amato.

Nella sua introduzione Teodoro Lamonica ha fatto il punto sulla situazione comprensoriale, dove sono oramai tante le amministrazioni comunali che hanno protestato per l’inaccettabile divieto, avviando inziative varie a supporto di petizioni ed azioni di protesta.
A Gioiosa Marea, come ha fatto presente il sindaco Ignazio Spanò, oltre all’avvio della petizione si pensa di riuscire a trovare un appiglio normativo che consenta di andare oltre la direttiva 2008/98/CE, al punto da consentire di bruciare le sterpaglie aggirando il decreto, pur restando nella legalità.

L’on. Rita Borsellino ha fatto presente di avere avviato studi in merito e di vere dato incarico ai suoi collaboratori esperti di assodare quanto è nell'interpretazione della normativa europea, allo scopo di definire, nella maniera più attendibile, i termini dell’interpretazione della direttiva in questione, nella sua estensione originale ed autentica.
“Questo – ha detto l’on. Borsellino – perchè ho l’impressione che la Regione Siciliana sia andata oltre il dettato normativo, al punto da rendere addirittura più restrittiva la norma. Cosa che potrebbe pure essersi verificata a livello nazionale, con una interpretazione limitativa e perciò penalizzante, in seguito ad una applicazione oltremodo rigorosa”.

L’on. Borsellino ha avviato una disamina delle motivazioni che supportano l’emanazione in sede europea della della direttiva n. 2008/98/CE. “Le normative antincendio sono tese a prevenire gli incendi accidentali come quelli dolosi - ha detto la parlamentare europea. - E proprio queste motivazioni hanno indotto a fare ricorso a tale normativa, più rivolta a paesi come il nostro che al Belgio, ad esempio, dove il conferimento dei rifiuti vegetali è vantaggiosa per chi conferisce. Da noi non è affatto così, con i risultati e le conseguenze cui assistiamo. Tuttavia - ha proseguito l'on. Borsellino - sarà opportuno indagare adeguatamente il testo applicativo della norma, nonchè gli atti di recepimento nazionale e regionale per potere avere le idee ben chiare su come muoversi per conseguire l'obiettivo”.
Ora l'on. Rita Borsellino attenderà l'esito dello studio da lei stessa avviato in merito all'interpretazione della direttiva, onde rendersi conto se vi è nell'interpretazione nazionale e regionale un rigore ridondante rispetto alle intenzioni della Commissione Europea. Quindi avvierà l'interrogazione parlamentare europea che intende rivolgere alla Commissione con idonee richieste, formulate congruamente rispetto alla portata effettiva della norma. L'obiettivo, naturalmente, è di mettere i contadini e i coltivatori nelle condizioni di bruciare le sterpaglie come si è sempre fatto, da tempi che prevengono certo la parafrasi della poesia di Cecco Angiolieri:

"S'i fosse foco, arderei 'l mondo;
s'i fosse vento, lo tempestarei;
s'i fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i fosse Dio, mandereil' en profondo" 


E per l'on. Rita Borsellino, assieme ai ringraziamenti, non sono mancati i ferventi 'in bocca al lupo' per la candidatura a sindaco di Palermo, che la vede lanciatissima.

2 commenti:

  1. Fortunatamente in zona c’è qualcuno che si sta interessando realmente per risolvere tale problema.

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  2. Si spera che l'on Borzellino non sia sola ad avversare il degredo 205 del 03/12/2010,è troppo importante ridare ai poveri contadini un diritto millenario,cioè
    quello di bruciare in campagna,lontano dalle abitazioni,nei mesi invernali,le potature,
    o ramaglie,sensa procedere ad aggravare i costi ai poveri contadini.

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