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giovedì 24 gennaio 2013

27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA…





La Sicilia ai Siciliani, il 27 gennaio dalle ore 19.00  presso la propria sede in via Giacomo Venezian 75, organizza una proiezione-dibattito sul genocidio compiuto dai Savoia

Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria.
Una giornata in cui vengono commemorate le vittime del nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.
Infatti « La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»
Una pagina  di storia  orribile che sicuramente va ricordata.
Pero vi sono anche altre pagine di storia altrettanto orrende, che sono state dimenticate e che nei libri di storia si trova forse solo l’accenno.
Una storia a noi tanto vicina, molto vicina, ma che per assurdo sembra non essere mai esistita.
Provate a chiedere cosa susciti alla gente se si parla di  FENESTRELLE. O ad esempio di quali effetti provocò la Legge Pica.
Il silenzio forse sarà la risposta più comune.
Infatti molti non sanno che una parte d’Italia, quella meridionale per essere precisi, fu oggetto di una vera e propria pulizia Etnica e tutto questo già ebbe inizio all’indomani dell’Unità d’Italia.
Domenica 27 Gennaio alle ore 19,00 presso la sede della Associazione “la Sicilia ai Siciliani” in via Giacomo Venezian 75, si terrà un incontro sul primo genocidio e i primi lager europei, mostrando dei video e  documenti per dare seguito a un dibattito su tematiche poco conosciute.
Siamo consapevoli che l’argomento è ostico, cita il consiglio direttivo dell’associazione, e che è stato ed è oggetto di diverse interpretazioni storiche,  ma appunto per questo prosegue il direttivo, è necessario un confronto sereno per fare maggiore chiarezza su una parte di storia che ci appartiene.
Una parte di revisionismo storico sostiene che con la repressione consumata all'indomani dell'Unità d'Italia dai Savoia ci furono cinquemiladuecentododici condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo, 1 milione di morti.
Numeri agghiaccianti.
Durante il dibattito si parlerà, tra l’altro, della  Legge Pica e della fortezza di Fenestrelle.
La legge Pica , brevemente, varate il 15 agosto 1863 aveva  lo scopo di reprimere il brigantaggio e qualsiasi forma di resistenza armata nelle province meridionali. La legge, presentata come “mezzo eccezionale e temporaneo di difesa”, fu più volte prorogata e rimase in vigore fino al 31 dicembre 1865.
Con il regio decreto del 20 agosto 1865 furono elencate le province “infestate dal brigantaggio” su cui si sarebbe applicato il regime speciale. La competenza in materia fu trasferita dai tribunali civili a quelli militari.
Secondo la nuova legge chiunque avesse fatto parte di un gruppo armato di almeno tre persone sarebbe stato deferito al tribunale militare, insieme ai complici, definiti “manutengoli”. Furono inoltre istituite delle giunte provinciali con il compito di stilare le liste con i nominativi dei briganti e dei sospetti.
La legge puniva con la fucilazione o i lavori forzati a vita chiunque avesse opposto resistenza armata alla forza pubblica, senza fare alcuna distinzione tra criminalità comune e brigantaggio politico antiunitario.
Introduceva nel diritto pubblico italiano la pena del domicilio coatto per gli oziosi, i vagabondi, i camorristi e i sospetti manutengoli e prevedeva l’istituzione di milizie volontarie per la caccia ai briganti, stabilendo anche premi in danaro per ogni persona catturata o uccisa. La legge aveva inoltre effetto retroattivo.
Nelle successive modificazioni, essa fu estesa anche alla Sicilia - benché nell’isola non fosse presente il fenomeno del brigantaggio - con lo scopo di combattere la renitenza alla leva militare, che aveva raggiunto nell'isola dimensioni enormi. La coscrizione obbligatoria era sconosciuta in Sicilia, ma il governo, senza tener conto della diversa legislazione nei vari territori annessi, proprio nei mesi in cui nel Mezzogiorno esplodeva la protesta contadina, aveva bandito una leva di 36.000 uomini, provocando la fuga sulle montagne di migliaia di giovani.
Verrà anche ricordata la storia di Angelina Romana, bimba di 9 anni, barbaramente fucilata.

Fenestrelle invece più che un forte, un vero e proprio Lager, era un insieme di forti protetti da altissimi bastioni ed uniti da una scala, scavata nella roccia, di 4000 gradini. Era una ciclopica cortina bastionata cui la naturale asperità dei luoghi ed il rigore del clima conferivano un aspetto sinistro. Qui “risiedettero” i detenuti meridionali.

Erano stretti insieme ad assassini, sacerdoti, giovanetti, vecchi, miseri popolani e uomini di cultura. Senza pagliericci, senza coperte, senza luce. Un carcerato venne ucciso da una sentinella solo perché aveva proferito ingiurie contro i Savoia. Laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei.

Spesso le persone imprigionate non sapevano nemmeno di cosa fossero accusati ed erano loro sequestrati tutti i beni. Spesso la ragione per cui erano stati catturati era proprio solo per rubare loro il danaro che possedevano. Molti non erano nemmeno registrati, sicché solo dopo molti anni venivano processati e condannati senza alcuna spiegazione logica.

Pochissimi riuscirono a sopravvivere. Proprio a Fenestrelle furono vilmente imprigionati la maggior parte di quei valorosi soldati che, in esecuzione degli accordi intervenuti dopo la resa di Gaeta, dovevano invece essere lasciati liberi alla fine delle ostilità.
La liberazione avveniva solo con la morte ed i corpi (non erano ancora in uso i forni crematori) venivano disciolti nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro della chiesa che sorgeva all'ingresso del Forte. Una morte senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei misfatti compiuti. Ancora oggi, entrando a Fenestrelle, su un muro è ancora visibile l'iscrizione: "Ognuno vale non in quanto è ma in quanto produce". (ricorda molto la scritta dei lager nazisti ")
Il direttivo cita una frase di Lemkin, che ha definito il primo concetto di genocidio  "… genocidio non significa necessariamente la distruzione immediata di una nazione…esso intende designare un piano coordinato di differenti azioni miranti a distruggere i fondamenti essenziali della vita dei gruppi nazionali. Obiettivi di un piano siffatto sarebbero la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali, della cultura, della lingua, dei sentimenti nazionali, della religione e della vita economica dei gruppi nazionali e la distruzione della sicurezza personale, della libertà, della salute, della dignità e persino delle vite degli individui…non a causa delle loro qualità individuali, ma in quanto membri del gruppo nazionale".

Messina, 23/01/2013
 
Vi aspettiamo,
Il Consiglio Direttivo
La Sicilia ai Siciliani


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