La Sicilia ai Siciliani, il 27 gennaio
dalle ore 19.00 presso la propria sede
in via Giacomo Venezian 75, organizza una proiezione-dibattito sul genocidio
compiuto dai Savoia
Il 27 gennaio è il
Giorno della Memoria.
Una giornata in cui
vengono commemorate le vittime del nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro
che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.
Infatti « La Repubblica
italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di
Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah
(sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei
cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia,
la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono
opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato
altre vite e protetto i perseguitati.»
Una pagina di storia
orribile che sicuramente va ricordata.
Pero vi sono anche altre
pagine di storia altrettanto orrende, che sono state dimenticate e che nei
libri di storia si trova forse solo l’accenno.
Una storia a noi tanto
vicina, molto vicina, ma che per assurdo sembra non essere mai esistita.
Provate a chiedere cosa
susciti alla gente se si parla di
FENESTRELLE. O ad esempio di quali effetti provocò la Legge Pica.
Il silenzio forse sarà
la risposta più comune.
Infatti molti non sanno
che una parte d’Italia, quella meridionale per essere precisi, fu oggetto di
una vera e propria pulizia Etnica e tutto questo già ebbe inizio all’indomani
dell’Unità d’Italia.
Domenica 27 Gennaio
alle ore 19,00 presso la sede della Associazione “la Sicilia ai Siciliani” in
via Giacomo Venezian 75, si terrà un incontro sul primo genocidio e i primi
lager europei, mostrando dei video e
documenti per dare seguito a un dibattito su tematiche poco conosciute.
Siamo consapevoli che
l’argomento è ostico, cita il consiglio direttivo dell’associazione, e che è
stato ed è oggetto di diverse interpretazioni storiche, ma appunto per questo prosegue il direttivo,
è necessario un confronto sereno per fare maggiore chiarezza su una parte di
storia che ci appartiene.
Una parte di
revisionismo storico sostiene che con la repressione consumata all'indomani
dell'Unità d'Italia dai Savoia ci furono cinquemiladuecentododici condanne a
morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo, 1 milione di morti.
Numeri agghiaccianti.
Durante il dibattito si
parlerà, tra l’altro, della Legge Pica e
della fortezza di Fenestrelle.
La legge Pica ,
brevemente, varate il 15 agosto 1863 aveva
lo scopo di reprimere il brigantaggio e qualsiasi forma di resistenza
armata nelle province meridionali. La legge, presentata come “mezzo eccezionale
e temporaneo di difesa”, fu più volte prorogata e rimase in vigore fino al 31
dicembre 1865.
Con il regio decreto
del 20 agosto 1865 furono elencate le province “infestate dal brigantaggio” su
cui si sarebbe applicato il regime speciale. La competenza in materia fu
trasferita dai tribunali civili a quelli militari.
Secondo la nuova legge
chiunque avesse fatto parte di un gruppo armato di almeno tre persone sarebbe
stato deferito al tribunale militare, insieme ai complici, definiti
“manutengoli”. Furono inoltre istituite delle giunte provinciali con il compito
di stilare le liste con i nominativi dei briganti e dei sospetti.
La legge puniva con la
fucilazione o i lavori forzati a vita chiunque avesse opposto resistenza armata
alla forza pubblica, senza fare alcuna distinzione tra criminalità comune e brigantaggio
politico antiunitario.
Introduceva nel diritto
pubblico italiano la pena del domicilio coatto per gli oziosi, i vagabondi, i
camorristi e i sospetti manutengoli e prevedeva l’istituzione di milizie
volontarie per la caccia ai briganti, stabilendo anche premi in danaro per ogni
persona catturata o uccisa. La legge aveva inoltre effetto retroattivo.
Nelle successive
modificazioni, essa fu estesa anche alla Sicilia - benché nell’isola non fosse
presente il fenomeno del brigantaggio - con lo scopo di combattere la renitenza
alla leva militare, che aveva raggiunto nell'isola dimensioni enormi. La
coscrizione obbligatoria era sconosciuta in Sicilia, ma il governo, senza tener
conto della diversa legislazione nei vari territori annessi, proprio nei mesi
in cui nel Mezzogiorno esplodeva la protesta contadina, aveva bandito una leva
di 36.000 uomini, provocando la fuga sulle montagne di migliaia di giovani.
Verrà anche ricordata
la storia di Angelina Romana, bimba di 9 anni, barbaramente fucilata.
Fenestrelle invece più
che un forte, un vero e proprio Lager, era un insieme di forti protetti da
altissimi bastioni ed uniti da una scala, scavata nella roccia, di 4000
gradini. Era una ciclopica cortina bastionata cui la naturale asperità dei
luoghi ed il rigore del clima conferivano un aspetto sinistro. Qui
“risiedettero” i detenuti meridionali.
Erano stretti insieme ad assassini, sacerdoti, giovanetti, vecchi, miseri popolani e uomini di cultura. Senza pagliericci, senza coperte, senza luce. Un carcerato venne ucciso da una sentinella solo perché aveva proferito ingiurie contro i Savoia. Laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei.
Spesso le persone imprigionate non sapevano nemmeno di cosa fossero accusati ed erano loro sequestrati tutti i beni. Spesso la ragione per cui erano stati catturati era proprio solo per rubare loro il danaro che possedevano. Molti non erano nemmeno registrati, sicché solo dopo molti anni venivano processati e condannati senza alcuna spiegazione logica.
Pochissimi riuscirono a sopravvivere. Proprio a Fenestrelle furono vilmente imprigionati la maggior parte di quei valorosi soldati che, in esecuzione degli accordi intervenuti dopo la resa di Gaeta, dovevano invece essere lasciati liberi alla fine delle ostilità.
La liberazione avveniva
solo con la morte ed i corpi (non erano ancora in uso i forni crematori) venivano
disciolti nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro
della chiesa che sorgeva all'ingresso del Forte. Una morte senza onore, senza
tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei
misfatti compiuti. Ancora oggi, entrando a Fenestrelle, su un muro è ancora
visibile l'iscrizione: "Ognuno vale non in quanto è ma in quanto
produce". (ricorda molto la scritta dei lager nazisti ")
Il direttivo cita una
frase di Lemkin, che ha definito il primo concetto di genocidio "… genocidio non significa
necessariamente la distruzione immediata di una nazione…esso intende designare
un piano coordinato di differenti azioni miranti a distruggere i fondamenti
essenziali della vita dei gruppi nazionali. Obiettivi di un piano siffatto
sarebbero la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali, della
cultura, della lingua, dei sentimenti nazionali, della religione e della vita
economica dei gruppi nazionali e la distruzione della sicurezza personale,
della libertà, della salute, della dignità e persino delle vite degli
individui…non a causa delle loro qualità individuali, ma in quanto membri del
gruppo nazionale".
Messina, 23/01/2013
Vi aspettiamo,
Il
Consiglio Direttivo
La
Sicilia ai Siciliani
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